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172 dialoghi delle cortigiane.

della Crisaria sua madre sa certe canzoni tessale, e fa scendere anche la Luna in terra? Dicono pure che ella voli la notte. Ella lo ha fatto impazzire dandogli qualche beveraggio amoroso: ed ora te lo pelano.

Taide. Ed anche tu pelane un altro, o Glicerina; e lascia alla malora costui.

2.

Mirtina, Panfilo e Doride.


Mirtina. Tu sposi, o Panfilo, la figliuola di padron Filone, anzi dicono che l’hai già sposata: e i giuramenti che mi facevi, e le lagrime, in un momento tutto è ito, e già ti se’ dimenticato di Mirtina. E mi fai questo mentre io son gravida d’otto mesi. Ecco il frutto che ho cavato dall’amor tuo, che m’hai fatta questa pancia, e tra poco dovrò allevare un figliuolo, cosa gravissima per una cortigiana. No, io non esporrò il mio parto, specialmente se è maschio, ma gli metterò nome Panfilo, e me lo terrò per consolarmi di questa passione; ed esso dovrà un giorno venire a rinfacciarti che tu fosti infedele alla madre sua sventurata. Sposassi almeno una bella giovane! I’ l’ho veduta testè nelle Tesmoforie insieme con la madre;1 e non sapevo ancora che per colei i’ non vedrò più Panfilo. Guardala anche tu, guardala prima in faccia, come è brutta con quegli occhi bianchi, e guerci, e che si guardano tra loro. Hai veduto mai Filone il padre della sninfia? Se ti ricordi la faccia sua, non t’è più bisogno di veder la figliuola.

Panfilo. Che baie son coteste, o Mirtina? che giovane, che nozze, che padron di barca tu mi conti? Che so io di sposa brutta o bella? Che so io se Filone d’Alopeca (forse parli di lui) ha una figliuola già da marito? Ei non è neppure amico di mio padre: e mi ricorda che una volta c’ebbe una lite per un negozio marittimo, e fu condannato. Egli doveva circa un talento a mio padre, e non glielo voleva dare: ma chiamato innanzi ai giudici marittimi, pagò, ma neppur tutto, come il

  1. Le Tesmoforie feste in onore di Cerere Tesmofora cioè leggidatrice.