Pagina:Opere di Giovanni Berchet pubblicate da Francesco Cusani, Milano, Pirotta, 1863.djvu/58

     L’estasi rilucente, e al ciel cantando
     Monta veloce, e nelle sue pupille
     Batte l’ali dipinte a più colori.
     165Ritorna il verso ad adornar la cruda,
     La terribile guerra, e amor fedele
     E la severa verità vestita
     Di magica finzione. In coturnate
     Muovon cadenze1 squallido l’Affanno,
     170La soave Tristezza, e Orror con essi,
     Del palpitante petto Orror tiranno.
     Qual del coro Cherubico una voce
     Dell’Edeno fiorito arrecan dolci
     L’aure su l’ali, e un modular lontano
     175D’assai canti vien meno all’udir mio,
     Che muor perduto nel futuro immenso.
     Quella nube di sangue, uom pazzo ed empio2,
     Cui tuo fiato innalzò, pensi che spento
     Abbia l’orbe del dì? Doman, domani
     180L’aureo torrente ei riacquista, e doppio
     A riscaldar le genti il raggio invia. —
     Abbastanza per me: la differente
     Sentenza nostra che il destin prescrive,
     Io con tripudio io veggo già. Sia tua
     185Disperazione, e la scettrata cura;
     Il trionfare, ed il morir sia mio. —
     Disse, e d’alto del monte in lo profondo
     Precipitoso dell’onda mugghiante
     Scagliossi in grembo dell’eterna notte.

  1. Con questi versi indicansi Shakespeare, Milton ed altri poeti.
  2. Ultima invettiva del Bardo contro Odoardo I. Egli ha predetto la rovina dei suoi discendenti; ha saziate le sue brame di vendetta. Non gli resta più nulla che morire nel delirio della sua consolazione.