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Leggiadri giovani,
Donne amorose;
     156E in me di Venere
L’alto favore
Rispettin gl’invidi
Servi di Amore:
     160E sia di esempio
A ogni alma amante,
Che tutto vincere
Può amor costante.


XXIII

A FILLE

LA FINE DEL CARNEVALE.


     Grazie al ciel, cessaro, o Fillide,
I tumulti baccanali;
Omai più non si trasformano
Le sembianze naturali.
     Non miriam gioventù fervida
Di sudor sparsa le gote,
Che il terren con piè volubile
Carolando urta e percote;
     E non più folle, instancabile,
Nè curante di riposo,
Tutta notte dura e ostinasi
Nel piacer laborioso.
     E non più le donne instabili
Passan d’uno in altro oggetto,
Mentre i fidi amanti fremono
E di tema e di dispetto;
     E fan voti e pregan taciti
Che trapassi il tempo infido,
E le belle alfin ritornino
Al primier negletto nido.
     E non più sul debil stomaco
Fuor di tempo e di misura
Il soverchio cibo aggravasi
Più che esige uso e natura.
     Or godrem giorni più placidi,
E piacer più grato e sano,
Nè le orecchie a noi gli strepiti
Feriran del volgo insano.
     Ancor io negli anni teneri
Sprezzator di ogni consiglio
Tollerai con alma intrepida
La fatica ed il periglio.
     Ora poi ricuso, o Fillide,
Ogni incomodo piacere,
E del cor tranquillo ed ilare
Vo’ la calma ognor godere.

XXIV

A DORI

IL POETA INVITA LA SUA AMICA A BERE.


     Non so qual giubilo
E qual contento
Oggi per l’animo
Scorrer mi sento.
     Qualunque, o Doride,
La cagion sia
Di questa insolita
Letizia mia,
     Secondar gl’ilari
Moti vogl’io,
Che in cor m’infondono
La gioia e il brio.
     Vo’ che oggi, o Doride,
Insiem si bea:
Il vin gli spiriti
Egri ricrea;
     Il vin le torbide
Menti rischiara,
E l’apollineo
Estro prepara.
     Or tu sollecita
Vanne, Lisetta,
E pronta recami
Bottiglia eletta.
     Ve’ di non prendere
Cipro o sciampagna,
Bordò, canarie,
O vin di Spagna;
     Quel che vien d’Affrica
Non mi disseta,
Nè quel di Persia,
Nè quel di Creta;
     Beva l’ungarico
E il borgognone
Chi tanto pregio
In lor ripone:
     Non cede agli esteri
Liquor squisiti
Il vin che spremesi
Da tosche viti.
     Va dunque, e sceglimi
O carmignano,
Ovver l’egregio
Montepulciano.
     Ma.... ferma.... ascoltami,
Prendi.... ti affretta,
Sì l’eleatico
Prendi, Lisetta:
     Quel vin cui cedere
Il vanto dee
Lo stesso nettare,
Che in ciel si bee.