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Servitù, nè teco giova
Un amor fido e costante.
     E pur dirti io non saprei
Qual interna occulta forza
Il mio cor, gli affetti miei
Ad amarti inclina e sforza.
     Nè sì cieco omai son io
Ch’io non vegga, o Fille ingrata,
Che deridi l’amor mio,
Vaga sol d’essere amata:
     Ma con laccio sì tenace
Tienmi avvinto Amor tiranno,
Chè il mio mal mi alletta e piace,
E mi è caro anche l’inganno.
     Anzi allor che mi comparti
Favor lievi e passeggieri,
Scorgo io ben le solit’arti
De’ tuoi vezzi lusinghieri.
     Ma sebben vano il tormento,
Sebben vana è la mia pena,
Pure in me vigor non sento
Di spezzar la mia catena.
     Se mi volgi un guardo, un riso,
Sempre un dardo al cor mi scocchi:
Tal dolcezza hai nel bel viso,
Tal incanto hai ne’ begli occhi.
     E sii in volto lieta o grave,
Ne’ tuoi moti spira ognora
Leggiadria così soave,
Che rapisce ed innamora;
     E sì grata si diffonde
Da’ tuoi labbri la parola,
Che un diletto al cor m’infonde,
Che lo molce e lo consola.
     Se di me quell’alma altera
Nè pietà, nè sente amore,
Ah! perchè cotanto impera
Su gli affetti del mio core?
     O un ardor che sì mi affanna,
Giusti numi, in me estinguete,
O la bella mia tiranna
Più benigna mi rendete.
     Che non dissi, o cruda Fille?
Che non fei? che non tentai?
Quai di pianto amare stille
Da questi occhi non versai?
     E tuttor credea che almeno
Del mio stato il fiero aspetto
Ti destasse un moto in seno
Di pietà, se non di affetto.
     Ma tu ferma in tuo pensiero,
Come in mar fermo è uno scoglio,
L’ostinato animo altero
Non piegasti al mio cordoglio.
     Ah! che dunque amor non nasce
Da concorde simpatia,
Nè de’ cor sempre lo pasce
La reciproca armonia;

     Nè ad amar donna s’induce
Per gli altrui pianti e preghiere;
Ma in amor solo ha per duce
La sua brama e il suo volere!
     O qual dunque altra speranza
Di conforto aver poss’io?
Or che a far di più mi avanza
Che soffrire il destin mio,
     Finchè in me tempo e ragione
Spegna amor si tormentoso,
De’ miei mal sola cagione,
E mi renda il mio riposo?


XXII

IL CONTENTO


     Il crin cingetemi
Di mirti e rose,
Leggiadri giovani,
4Donne amorose;
     E miste ai cantici
Mentre intessete
Con piè volubile
8Le danze liete,
     Voci di giubilo
Canore e pronte
M’inspirin Pindaro
12E Anacreonte;
     E i carmi scorrano
Dai labbri miei
Dolci qual nettare
16Che beon gli Dei:
     Poichè Amarillide
Di questo core
Soave ed unica
20Fiamma di amore,
     Che pria sì rigida
E sì crudele
Sprezzò il mio tenero
24Amor fedele,
     Alle mie lagrime,
Alle preghiere
Prese più docili
28Dolci maniere:
     E a me con placido
Gentil sorriso
Lo sguardo languido
32Fissando in viso,
     Se m’ami, dissemi,
Già sento anch’io
Per te amor nascere
36Nel petto mio.
     E ai penosissimi
Lunghi tormenti