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allo scopo, dice, di raffigurare i gloriosi colori d'Italia; e, medesimamente, non più di una occhiata al manoscritto del n. 251 (Epopèa) che gravemente comincia: L'opera sapiente del Fattore dell'Universo, incombendo agli elementi tutti la loro divisione, volle che il nostro suolo configurasse di sua natura l'unità...; e soffermiamoci invece qualche istante dinanzi al bozzetto n. 32 del professor Pietro Montani.

Questo signor Montani, membro della Società imperiale russa d'archeologìa, membro del Sìllogo ellènico, architetto in capo della Romelia Orientale, già architetto e decoratore dei palazzi dei sultani, cavaliere e commendatore di più òrdini equestri ed allievo dell'Accademia di Milano — com'egli si qualifica — ha disegnato 11 tavole, di cui le prime cinque riguàrdano il monumento da lui progettato, che è in sostanza il Pandrosio sul quale s'impernia il tempietto di Lisìcrate, guasto il tutto da aggiunte del concorrente, e le altre sei si riferiscono alla struttura geomètrica della razza italiana appresso Raffaello — alla struttura della razza dominante in Italia ed a quella della sua minorità risultante dalla legge di atavismo — alla struttura geomètrica della razza ellènica — finalmente, alla colorazione dello spettro solare e tuoni corrispondenti rilevati dalla colorazione di un tapetto (sic) persiano di magnìfico aspetto.

Il professor Montani principia la sua relazione pienamente in possesso della facoltà ragionatrice, osservando che per Vittorio Emanuele non si può erìgere un monumento individuale, giacchè la sua personalità si confonde con quella dell'Italia intera[9]; passa poi alla descrizione particolareggiata delle pitture e delle statue allegòriche del monumento, che sono le sòlite Prudenza, Concordia, Vittoria, Diritto, Valore, Giustizia, ecc.; quindi,