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L'AJA. 231

crò a Dante tutta la vita. La Gerusalemme Liberata ha una traduzione in ottave d’un pastore protestante Ten Kate, e n’ebbe un’altra inedita e perduta, di Maria Tesseeschave, la grande poetessa del secolo XVII e amica intima del primo poeta olandese, Vondel, dal quale fu consigliata e aiutata a tradurre. Del Pastor fido vi sono almeno cinque traduzioni di autori diversi; parecchie dell’Aminta; e facendo un salto, almeno quattro delle Mie Prigioni, e una bellissima dei Promessi Sposi; romanzo che pochi Olandesi non lessero o nella propria lingua, o nella francese o nella nostra. E per citare ancora una cosa che ci riguarda, v’è un poema intitolato Firenze, scritto per l’ultimo centenario di Dante, da uno dei più eletti poeti olandesi dei nostri giorni.


Qui cade a proposito di dir qualcosa della letteratura olandese.

L’Olanda presenta una singolare sproporzione tra la forza espansiva della sua vita politica, scientifica, commerciale, e quella della sua vita letteraria. Mentre sotto tutte le altre forme l’opera degli Olandesi traboccò fuori dei confini del paese, sotto la forma letteraria, rimase circoscritta in quei confini. Con una letteratura fecondissima, il che rende il fatto più strano, l’Olanda non ha prodotto, come pur fecero altri piccoli paesi, un sol libro che sia divenuto europeo; quando non si voglia porre fra le opere letterarie quelle dello Spinoza, il