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l’aria con un’aspirazione profonda. I peli son resi uno per uno con tutte le pieghe, le torsioni, le traccie dei fregamenti contro gli alberi e la terra, e sembran peli veri attaccati alla tela. Gli altri animali non son da meno: la testa della vacca, la lana delle pecore, le mosche, l'erba, le foglie e le fibre delle piante, il muschio; ogni cosa è reso con una verità prodigiosa. E mentre si capisce l’infinita cura che deve averci messo l’artista, non si vede la fatica, la pazienza della copia; par quasi un lavoro d’ispirazione, di foga, nel quale il pittore, infiammato da una sorta di furore del vero, non abbia avuto un momento d’esitazione o di stanchezza. Furon fatte su questo «incredibile colpo d’audacia d’un giovane ventiquattrenne» infinite censure. Si censurò la sua grandezza eccessiva per la natura volgare del soggetto; la mancanza d’effetto luminoso, perchè la luce v’è uguale per tutto e dà risalto a ogni cosa, senza contrasto d’ombra; la rigidezza delle gambe del toro; il colorito secco delle piante e degli animali lontani; la mediocrità della figura del pastore. Ma con tutto questo, il toro di Paolo Potter riman coronato della gloria dei grandi capolavori e l’Europa lo considera come l’opera più magistrale del principe dei pittori d’animali. «Col suo toro, — disse giustamente un critico illustre — Paolo Potter ha scritto il vero idillio dell’Olanda.»

Questo è il grande merito dei pittori d’animali dell’Olanda, e del Potter soprattutto. Egli non ha soltanto rappresentato gli animali; ma ha reso vi-