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Piazza del Mercato, e, quando la notte il signor Tommaso aveva chiuso una solida porta di comunicazione a capo delle scale, restava interamente separata dal resto della casa.

Luigino venne, e in tre o quattro giorni declamò tutte le sue poesie alla cugina e anche le descrisse con qualche amplificazione lirica le varie donne e le varie occasioni in che aveva scritto quelle poesie. Ma nel fatto, fuori della poesia e dei racconti, Luigino era timidissimo, e a pranzo e a cena, avanti al cugino, ostentava una grande onestà di propositi e una sovrana indifferenza per Giulietta.

Al caffè, pel Corso, al Circolo dove la sera egli giocava a tressette con qualche ufficiale di fanteria e qualche compagno di studii, due o tre volte udì le lodi di sua cugina e vide il furbo ammiccare di qualche presente che aggiungeva lusinghevolmente: — Eh, beato te! Eh, con un cattivo soggetto come te! — Nè mai fece altro che sorridere vagamente perchè quei dubbii altrui non si dileguassero interamente a danno della sua fama di poeta fortunato. Pure i giorni passavano, e una volta che egli osò prendendo a due mani tutto il suo coraggio di baciare un dito della cugina, ricevette uno schiaffo sonante e la frase prediletta: