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le avrebbe permesso molti lussi di abiti. E si sentiva sul petto sotto il busto i tre biglietti da cinque piegati in quattro scendere a ogni respiro quasi volessero paurosamente internarsi tanto che nessuno potesse toglierli dal loro nascondiglio tepiduccio. «Ho fatto male a portare tre carte da cinque dovevo portare un po’ di moneta spicciola perchè può essere che mi diminuisca qualche lira. Anche ho fatto male a farlo aspettar tanto. Un altro anno o gliene propongo tredici anticipate, o vado a San Giacomo, che il curato lì è meno prezioso e non ha da comprare tanti fazzoletti di seta e tante calze di filo. Questo qui con quei capelli impomatati e quella vocetta da gatto in gennaio, fa troppo il signore. Dicono che d’inverno in casa bruci l’incenso come se fosse in chiesa...»

Nella nebbia si vide il campanile della chiesetta sorgere vaporoso come l’ombra d’un altro campanile più lontano, poi apparve la quercia gialla dell’orto presso il presbiterio, poi tutto l’orto e la casetta, e alla finestra chiusa il curato che fumava la pipa e guardava fuori e con un dito scriveva su i vetri appannati, oziando.

Anna Maria entrò nella camera dove un bel fuoco era acceso nel caminetto, e da certi carboni all’orlo del focolare fumava un po’ d’incenso.