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gabriele d’annunzio 307

liane rappresentando con molta cura delle particolarità esteriori certi aspetti della vita borghese o contadina studiati nelle singole regioni natali; e particolarizzavano quella rappresentazione così che taluni giunsero perfino a mettere in bocca dei loro personaggi il dialetto puro o italianizzato, seguendo in questo un esempio non raro nella nostra letteratura narrativa dei buoni secoli. Ma lo studio era superficiale e grossolano; gli elementi della composizione erano così semplici e noti che a tutti fu facile comporre secondo una ricetta divulgata; e non mai prosa apparve più povera, più scialba, più ibrida, più sprovvista di vera e schietta italianità ad onta dei paesaggi descritti con precisione di linee geografiche e ad onta dei nomignoli dialettali fastidiosamente ripetuti e dei dialoghi avvivati da bestemmie e da proverbii paesani. Nondimeno su questo flutto impuro e versicolore alcune vive opere d’arte emersero, specialmente d’artisti del Mezzogiorno; nelle quali vedemmo rappresentati con vigore e con