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libro vigesimoterzo 289

Vinse, e poi de’ Lotofagi alla pingue
Terra sen venne; e rammentò gli eccessi395
Del barbaro Ciclope, e la sagace
Vendetta fatta di color tra i suoi,
Ch’ei metteasi a vorar senza pietade.
Come ad Eolo approdò, da cui gentile
Accoglienza, e licenza ebbe del pari:400
Ma non ancor gli concedeano i fati
La contrada natia, donde rapillo
Subitana procella, e sospirante
Molto, e gemente, il ricacciò nell’alto.
Quindi l’amaro descriveale arrivo405
Alla funesta dalle larghe porte
Cittade de’ Lestrigoni, e gli ancisi
Compagni tanti, e i fracassati legni,
Fuor che uno, sovra cui salvossi appena.
Gli scaltrimenti descrivea di Circe,410
E il viaggio impensato in salda nave,
Per consultar del Teban vate l’alma,
Alla casa inamabile di Pluto,
Dove s’offriro a lui gli antichi amici,
Ombre guerriere, ed Anticléa, che in luce415
Poselo, e intese alla sua infanzia cara.
Aggiunse le Sirene, innanzi a cui
Passare ardì con disarmati orecchi,