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libro vigesimosecondo 251

Ed all’accorto eroe stettero intorno.
Questi, finchè le frecce a lui bastaro,145
Togliea la mira, ed imbroccava ognora,
E cadean l’un su l’altro i suoi nemici.
Ma poichè le infallibili saette
Gli fur venute men, l’arco ei depose,
E l’appoggiò del ben fondato albergo150
Al nitido parete. Indi le spalle
Si carcò d’uno scudo a quattro doppj,
L’elmo dedaleo con l’equina chioma
Piantossi in capo, e due possenti lance
Nella man si recò: sovra la testa155
Gli ondeggiava il cimier terribilmente.
     Era in capo alla sala, e nel parete
Del ben fondato albergo una seconda
Di congiunte assi rinforzata porta,
Che in pubblico mettea non largo calle.160
Di questa, per cui sol s’apriva un passo,
Ulisse volle il fido Euméo per guardia.
Agelao v’ebbe l’occhio, e disse: Amici,
Non ci sarà chi quella porta sforzi,
E sparga voce, o il popolo a romore165
Levi, perchè costui cessi dai colpi?
     Ciò, rispose Melanzio, ad alcun patto
Non possiamo, Agelao di Giove alunno.