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202 odissea

Da tutti senza dubbio i mali tuoi.
Disse, e un sopor dolcissimo gl’infuse:70
Nè pria le membra tutte quante sciolte
Gli vide, e sgombra d’ogni affanno l’alma,
Che all’Olimpo tornò l’inclita Diva.
     Ma il sonno sen fuggì dagli occhi a un tratto
Della Reina, che già sovra il molle75
Letto sedeasi, e ricadea nel pianto.
Come sazia ne fu, calde a Diana
Preghiere alzò la sconsolata donna:
O del Saturnio figlia, augusta Dea,
Deh! nel mio seno un de’ tuoi dardi scocca,80
E ratto poni in libertà quest’alma,
O mi rapisca il turbine, e trasporti
Per l’aria, e nelle rapide correnti
Dell’Oceàn retrogrado mi getti.
Così già le Pandaridi spariro,85
Che per voler de’ Numi alla lor madre
Crucciati, e al padre, nella mesta casa
Orfanelle rimaste erano, e sole.
Venere le nutrì di dolce mele,
Di vin soave, e di rappreso latte:90
Senno, e beltade sovra ogni altra donna
Giuno compartì loro, Artemi un’alta
Statura, ed ai lavori i più leggiadri