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Gli baciò i rilucenti occhi, e le mani,
E un largo pianto di dolcezza sparse.20
Come tenero padre un figlio abbraccia,
Che il decim’anno da remota piaggia
Ritorna, unico figlio, e tardi nato,
Per cui soffrì cento dolori, e cento:
Non altrimenti Euméo, gittate al collo25
Del leggiadro Telemaco le braccia,
Tutto baciollo, quasi allora uscito
Dalle branche di Morte, e lagrimando,
Telemaco, gli disse, amato lume,
Venisti adunque! Io non avea più speme30
Di te veder, poichè volasti a Pilo.
Su via, diletto figlio, entrar ti piaccia,
Sì ch’io goda mirarti or, che d’altronde
Nel mio soggiorno capitasti appena.
Raro i campi tu visiti, e i pastori:35
Ma la città ritienti, e la funesta
Turba de’ Proci, che osservar ti cale.
     Entrerò, babbo mio, quegli rispose:
Chè per te, per vederti, e le tue voci
Per ascoltare, al padiglione io vegno.40
Restami nel palagio ancor la madre?
O alcun de’ Proci disposolla, e nudo
Di coltri, e strati, e ai sozzi aragni in preda