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libro undecimo 313

Non congedate in fretta, e senza doni
Chi nulla tien, voi, che di buono in casa445
Per favor degli Dei tanto serbate.
     Qui favellò Echenéo, che gli altri tutti
Vincea d’etade: Fuor del segno, amici,
Arete non colpì con la sua voce.
Obbediscasi a lei: se non che prima450
Del Re l’esempio attenderemo, e il detto.
     Ciò sarà, ch’ella vuole, Alcinoo disse,
Se vita, e scettro a me lascian gli Dei.
Ma, benchè tanto di partir gli tardi,
L’ospite indugi sino al nuovo Sole,455
Sì ch’io tutti i regali insieme accoglia.
Cura esser dee comun, che lieto ei parta,
E più, che d’altri, mia, s’io qui son primo.
     Alcinoo Re, che di grandezza, e fama,
Riprese Ulisse, ogni mortale avanzi,460
Sei mesi ancor mi riteneste, e sei,
E fida scorta intanto, e ricchi doni
M’apparecchiaste, io non dovrei sgradirlo:
Chè quanto io tornerò con man più piene
A’ miei sassi natii, tanto la gente465
Con più onore accorrammi, e con più affetto.
     Ed Alcinoo in risposta: Allora, Ulisse,
Che ti adocchiamo, un impostor fallace,