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libro decimo 269

La domandaro; ed ella pronta l’alto
Loro additò con man tetto del padre.145
Tocco ne aveano il limitare appena,
Che femmina trovâr di sì gran mole,
Che rassembrava una montagna; e un gelo
Si sentiro d’orror correr pel sangue.
Costei di botto Antifate chiamava150
Dalla pubblica piazza, il rinomato
Marito suo, che disegnò lor tosto
Morte barbara, e orrenda. Uno afferronne,
Che gli fu cena: gli altri due con fuga
Precipitosa giunsero alle navi.155
     Di grida la cittade intanto empiea
Antifate. I Lestrigoni l’udiro,
E accorrean chi da un lato, e chi dall’altro,
Forti di braccio, in numero infiniti,
E giganti alla vista. Immense pietre160
Così dai monti a fulminar si diero,
Che d’uomini spiranti, e infranti legni
Sorse nel porto un suon tetro, e confuso.
Ed alcuni infilzati eran con l’aste,
Quali pesci guizzanti, e alle ferali165
Mense future riserbati. Mentre
Tal seguìa strage, io, sguainato il brando,
E la fune recisa, a’ miei compagni