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libro nono 239

Prole cortese dell’Egïoco Giove,
Per fornir di convito i miei compagni,195
Quelle capre levaro. E noi repente,
Presi i curvi archi, e le asticciuole acute,
E tre schiere di noi fatte, in tal guisa
Il monte fulminammo, e il bosco tutto,
Ch’io non so, se dai Numi in sì brev’ora200
Fu concessa giammai caccia sì ricca.
Dodici navi mi seguiano, e nove
Capre ottenne ciascuna: io dieci n’ebbi.
Tutto quel giorno sedevamo a mensa
Tra carni immense, e prezïoso vino:205
Poichè restava su le navi ancora
Del licore, onde molte anfore e molte
Riempiuto avevam, quando la sacra
Dispogliammo de’ Ciconi cittade.
E de’ Ciclopi nel vicin paese210
Levate intanto tenevam le ciglia,
E salir vedevamo il fumo, e miste
Col belo dell’agnelle e delle capre
Raccoglievam le voci. Il Sole ascoso,
Ed apparse le tenebre, le membra215
Sul marin lido a riposar gettammo.
     Ma come del mattin la figlia sorse,
Tutti chiamati a parlamento, Amici,