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libro quinto 147

Morte gli presagía. Ma quando l'Alba
Cinta la fronte di purpuree rose495
Il dì terzo recò, tacquesi il vento,
E un tranquillo seren regnava intorno.
Ulisse allor, cui levò in alto un grosso
Flutto, la terra non lontana scôrse,
Forte aguzzando le bramose ciglia.500
Quale appar dolce a un figliuol pio la vista
Del genitor, che su dolente letto
Scarno, smunto, distrutto, e da un maligno
Demone giacque lunghi dì percosso,
E poi del micidial morbo cortesi505
Il disciolser gli Dei: tale ad Ulisse
La terra, e il verde della selva apparve.
Quinci ei, notando, ambi movea di tutta
Sua forza i piedi a quella volta. Come
Presso ne fu, quanto d'uom corre un grido,510
Fiero il colpì romor: poichè i ruttati
Sin dal fondo del mar flutti tremendi,
Che agli aspri si rompean lidi ronchiosi,
Strepitavan, mugghiavano, e di bianca
Spuma coprian tutta la sponda, mentre515
Porto capace di navigli, o seno
Non vi s'apria, ma littorali punte
Risaltavano in fuori, e scogli, e sassi.