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226 LE ODI DI PINDARO

Ma voi, tutto quanto sapete,
o vergini Muse, col padre
Signore dei nuvoli negri,
con la madre Mnemòsine: tale
è il vostro retaggio.
Uditemi: ch’ora il mio labbro
effondere il miele soave
desidera, mentre all’agone
io scendo, in onore d’Apollo,
e i Numi sono ospiti nostri.

Strofe II

Ché s’offrono vittime a gloria
per l’Ellade tutta:
la gente dei Delfi lo volle,
per lungi tenere la fame.


Mancano parecchi versi, nei quali si effettuava il trapasso alla parte mitica.


. . . . . . . . E il Nume,
le sembianze di Pàride assunte,
lo tenne lontan dalla pugna,
e fece che il giorno fatale
di Troia piú tardi giungesse.

Antistrofe II

Il figlio di Teti marina
dai riccioli azzurri,
degli Achei baluardo securo,
con forza di strage
frenò. Quante volte con Era
dal candido braccio contese
con forza invincibile,