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230 LE ODI DI PINDARO


di città grandi,
e il sommo ingenito pregio che impresso
t’è nell’aspetto,
in te si fonde col senno eccelso;
ed or, beato sei, che, riscossa,
coi tuoi cavalli, celebre gloria
da Pito, accogli questo corteggio, queste canzoni,


Epodo

giuoco d’Apollo. Dunque sovvengati, mentre in Cirene
te d’Afrodite presso i dolci orti
cantano gl’inni,
al Dio la causa recar d’ogni opera,
e piú d’ogni uomo gradire Càrroto,
che non la scusa, figlia d’Epímete
mal previggente recò, tornando
alla magione giusta dei Bàttidi;
ma poi che ospizio
gli diede l’onda Castalia, strinse
alla tua chioma dei cocchi il fregio,


II


Strofe

le briglie illese reggendo a dodici
giri nel suolo sacro alle corse.
Ché non infranse
niun degli arnesi; ma intatte pendono,
quant’egli seco
d’abili artefici
opre dal crisio clivo alla concava