Pagina:Occhi e nasi.djvu/240


— 239 —


— Grazie.

— Si accomodi. Metta pure il suo cappello in capo.

— Mille grazie, non sono avvezzo.

— Come sta la sua signora?

— L’avverto che sono scapolo.

— Non importa. E i suoi bambini stanno bene?

— Non ne ho dei bambini.

— Non importa: ne potrebbe avere: è così bello, così giovine, così vegeto: posso offrirle qualche cosa?

— Mille grazie.

— Un bicchier d’acqua.... senza zucchero?

— Non ho sete.

— Vuoi farmi il regalo di venire oggi a mangiare una zuppa da me?

— Accetterò, per non passare da scortese.

— Per l’appunto oggi ho di già pranzato. Ma, sarà per un’altra volta. Me lo promette, non è vero?

— Glielo prometto.

— Mi dia la sua parola.

— Eccole la mia parola.

— E ora vorrebbe dirmi in che cosa posso servirla?

— Mi sbrigo in due parole. Io son tornato da lei per ottenere, ai termini di giustizia, una diminuzione di tassa....

— Volentieri, volentierissimo, con tutto il piacere, con tutta l’anima.... se potessi ma disgraziatamente non posso: proprio non posso.