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modeste di voce e d'intonazione, e così aliene dal gareggiare per eleganza e sensualità di forme colla civetteria procace della Venere greca!

Sulla rovina della Pergola si sono dette molte ragioni, ma forse la vera non è stata ancora detta. La vera ragione eccola qui: gli è che i fiorentini, negli ultimi tempi, si trovarono costretti a mettersi sulle spalle una Compagnia di canto, che costava un occhio e che, prima o poi avrebbe finito coll’avviare quel povero teatro sulla scorciatoia che mena diritta diritta al fallimento. Figuratevi che avevano dovuto scritturare una prima donna soprano, conosciuta nel mondo musicale col nome di Tassa fondiaria, la quale, dotata com’era di una voce estesissima, andava dal do sotto i righi fino al 46 per cento sulla rendita imponibile!

C’era poi un contralto, una vera celebrità artistica, che qui in Italia si faceva chiamare Ricchezza Mobile, e che aveva un solo difetto, un difetto, del resto, comunissimo a molti cantanti: cresceva sempre!

Aggiungete una donna mezzo soprano, detta Tassa di famiglia, che per molto tempo cantò di grazia; ma poi sull’ultimo cominciò a cantare di forza, e strillava in modo così sguaiato da rompere non solo i timpani dell’orecchio, ma pur troppo anche i segni simbolici della pazienza umana. E come se quest’insieme d’artistoni non bastasse, fu giocoforza prendere per giunta un tenore serio, ma dimolto serio, di nome Macinato, che quando cantava lui, tutti i mugnai d’Ita-