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mici, o conoscenti, poteva fiorire liberamente ogni forma di letteratura, fuori che il romanzo contemporaneo fiorentino.

Guai a quei malaccorti romanzieri che sceglievano Firenze per teatro dei loro racconti! e tanto peggio per loro se, coll’uzzolo di dare ai fatti raccontati un po’ di colore locale, si facevano lecito di tirar fuori, come costuma oggi, il nome vero di qualche strada, o il numero di una porta di casa.

I lettori fiorentini, sfogliate appena le prime pagine del racconto, chiudevano subito il libro, domandandosi con una ironica scrollatina di capo:

— Come è mai possibile che nella casa tale, in via tale, siano accadute tante cose stranissime, senza che noi ne sappiamo nulla? La smetta, signor romanziere, non venga qui a venderci frottole; perchè noi, vede, siamo in caso di dirgli con precisione il nome della famiglia che abita presentemente la casa indicata nel suo racconto, e per di più il nome, cognome, professione e moralità di tutti gl’inquilini che l’hanno abitata man mano, dalla caduta della Repubblica fino a jeri. ---

Il fiorentino viaggiatore.


Il fiorentino d’una volta, visto a occhio nudo, pareva un mammifero come tutti gli altri: ma poi, osservandolo bene con la lente d’ingrandimento, si capiva invece che era un vegetabile,