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Carlino, incoraggito da questo bel successo, soggiunge con enfasi:

— Signori! voi conoscete le mie opinioni. Nessuno può dire che io sia mai passato agli esami; mai! Piuttosto la morte, che una simile viltà! L’uomo è nato libero e non si può costringere a imparare la grammatica. La grammatica ripugna ai grandi principj dell’89!

(Segni d’approvazione da tutti i banchi della scuola).

— Chi gli è l’89? — domanda Giuggiolino.

— Gli è il numero che vien prima del 90, risponde l’onorevole preopinante, asciugandosi la bocca.

Giuggiolino, dichiarandosi soddisfatto di questa spiegazione, si rimette a sedere.

— Le impertinenze contro la grammatica — urla Romeo — sono il più bel giorno della mia vita!

— Per me, no, — replica Giannino rizzandosi in piedi, — per me il più bel giorno della vita gli è il giovedì, perchè non si va a scuola.

(Vivissimi segni di adesione a destra e a sinistra).

Intanto Carlino e Giampietro cominciano a guardarsi male e a dirsi dell’insolenze. Tutti gli altri ragazzi ci pigliano parte: chi la tiene di qui, chi di là. Quand’ecco che in mezzo a quel diavolìo, si sente a un tratto la voce di Giuggiolino, che strilla:

— Ohi! signor Presidente, mi l’anno tirato un pugno in un occhio!