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Fifi. — Per farne icchè!

Beppino. — Per versarle sulla camicia de’ tuoi elettori.

Finiti i preparativi, i tre fratelli circondano Fifi, e fingendo di fare un brindisi col bicchiere in mano, principiano a dire:

— Evviva il nostro Deputato! —

Fifi, tutto commosso, fa per rispondere, ma invece gestisce per cinque minuti, senza spiccicar parola.

Allora i suoi tre elettori, entusiasmati fino al delirio, si mettono a strillare — «beneee! bravooo!».

A queste grida acutissime accorroro la madre, il padre, le due cognate, la serva e quel solito canino della signora, che si trova sempre da per tutto, dove c’è una causa giusta da difendere e un paio di pantofole da sciupare.

— Che cos’è stato? — domanda il babbo tutto impaurito.

— Nulla, — risponde Beppino, — si batteva le mani al discorso elettorale di Fifi.

— Bugiardi! Non ho nemmeno aperto bocca!

Il babbo, prendendo l’aria di Bruto che condanna i figliuoli senza guardarli in viso, dice con accento severo:

— Per quindici giorni, incominciando da oggi, a desinare non avranno più le frutta! —

I ragazzi, dimenticando la loro dignità di liberi cittadini, alla minaccia della sospensione della frutta, si mettono a piangere come quattro ragazzi.