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— Quattro o cinque giorni, tanto che mi passi la caldana che mi avvampa il cervello.
— E qual’è la camera che Laura ti ha destinata?
— Sono all’albergo del Leon Bianco.
— All’albergo?... Tu dirai per celia!
— Tutt’altro.
— Ma non ti vergogni?
— Di che?
— Sfacciato! Sai che c’è qui un tuo amico, direi quasi un tuo fratello, e più che un fratello, e invece di battere alla sua porta, gli fai l’affronto di andare sopra una locanda pubblica!... Sono cose dell’altro mondo! Laura! Laura! — urlò, chiamando, quel buon uomo di Demetrio.
Quando la moglie entrò in sala, il marito le disse con voce di comando:
— Fa’ subito preparare la camera verde.
— È inutile! Oramai sono sulla locanda e rimango lì.
— Va’ subito a prendere i tuoi bauli.
— Non vado.
— Bada, Vittorio, ci guastiamo. Te lo giuro sul serio, ci guastiamo. E tu, Laura, non gli dici nulla?
— Che vuoi che gli dica? Vittorio sa benissimo che se vuole accettare una camera in casa nostra, ci fa un regalo a tutti....
— Ho paura di darvi troppo incomodo.
— Quante paure che avete! — replicò Laura con vivacità. — Io invece non ho mai paura di nulla.