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NOVELLA XL. 67

quando improvvisamente scoppiò un altissimo fragore di tuono, ond’egli tutto attonito, facendo una soave esclamazione, aperse le palme e si lasciò cader le uova, nè se ne accorse se non quando vide quel giallore sparso sul terreno, e poco mancò che non credesse che le fossero state percosse dalla saetta.


XL.


Aneddoto di un Pittore stravagante.


I pittori hanno sempre dello strano e del fantastico. Chi nol sapesse quasi per proverbio, legga le Vite del Vasari, quelle che scrisse il Ridolfi e altre siffatte che ne sono molte, e vedrà se io dico il vero. Guido Reno, celebratissimo pittore quanto ognun sa, giuocava a carte disperatamente. Pentitosi di ciò, raccolse non so quante migliaja di scudi, e volea investirli in terreni. Un giorno non si potè più ritenere, e gl’investì sopra un tavolino alla bassetta, per modo che non gli rimase un quattrino. Non fu mai veduto a ridere tanto saporitamente quanto quel giorno; anzi provava con argomenti che avea fatto benissimo; che difficilmente avrebbe trovato fondi sicuri; che sarebbe stato alle mani con villani; che avrebbe avuto spavento delle gragnuole e di altre calamità. Il Tintoretto usciva di casa con una lunga veste, e quando era piovuto, non curandosi mai di rialzarla, di sotto la orlava di fango quanto potea. La moglie era disperata, e gli dicea: Vedi qua; prendila così, alzala a questo modo, e massime quando tu sali sui ponti o scendi da quelli, avverti a quello che fai: tu vieni sì imbrodolato, che sembri rinvolto nel pantano. Il buon uomo impacciato, e voglioso di seguire le ammonizioni della moglie, esce di casa, che il fango era alto un dito; e salendo i ponti, si tien su di dietro, e quando gli scende, alza i panni dinanzi; onde se mai fu imbrodolato, fu quella volta. Tali sono i pittoreschi cervelli.