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novella v. 219

ricco mercante, il cui nome era Daber, il quale avea un figliuolo senza più. Non avea l’affettuoso padre altro pensiero che questo fanciullo; e poichè con somma tenerezza ed attenzione l’educò ne’ primi anni come meglio doveva, gli venne desiderio di renderlo felice pel restante della vita, procurandogli compagna degna di essere amata.

Era Daber oltremisura ricco, come detto si è, onde larghissima spesa fece per poter ritrovare fanciulla di compiuta bellezza, di minor età del figliuolo, acciocchè potesse ancora crescere in beltà sotto gli occhi del suo signore, e rendersi in tal guisa degna dell’affetto di colui che dovea essere suo marito. Cadde la scelta, fra molte altre, sopra una Circassa, a fu a lei destinata così rara fortuna. Zeineb, che tale era il suo nome, ne fu veramente degna; la quale alla sua presenza, ch’era una maraviglia ed un rapimento a vederla, aggiungeva soavissimi costumi e molto migliore e più desto ingegno di quello che n’abbiano ordinariamente femmine rinchiuse fra le mura di un serraglio, le quali hanno sempre idee tenute corte e ristrette dalla schiavitù e dal timore.

Zeineb, nata per dare nel genio e per piacere, fu tra poco una dolce malía all’animo del giovanetto Numan, che così chiamavasi il figliuolo di Daber: venivano cotesti due amanti educati sotto gli occhi del padre, ed essi andavano perfezionandosi con quella loro vicendevole affezione. Gli stessi maestri gli allevarono in tutte le arti da diletto, e facevano rapidissimi avanzamenti per quella gara dell’essere cari l’uno all’altro. Avendo gli anni, il carattere e la bellezza loro renduti compiutamente perfetti, deliberò Daber di legarnegli in unione di maritaggio. Erano quasi già pervenuti al cotanto desiderato punto, quando avvenne un dì, che intrattenendosi eglino sotto ad

    di Moktar a Masaab, e quella di Masaab alla Maestà vostra. Abdulmelik colpito e confuso da questo discorso, comandò sul fatto che fosse demolito il castello per distornare il cattivo augurio.