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216 novella iv.

guadagno che potea ristorarlo della capra e dell’asino, e disse: Or bene, promettete a me le dieci monete d’oro, ed io riacquisterò la cassettina. Detto fatto; si tragge di dosso i vestiti con tanta destrezza, e sì pronto si cala nel pozzo, che il truffatore vede benissimo che appena avea tempo d’impadronirsi della sua preda.

Il contadino giunto al fondo del pozzo, non vi trovò cassetta, e risalito di là, fu chiarito della sua disgrazia: vestiti, asino, capra aveano prese tre strade diverse, e lo sventurato loro padrone potè con grandissimo stento appena trovar luogo e genti sì caritatevoli che si contentassero di rivestire il nudo suo corpo.


IV.


I due Orsi.


Un pittore ed un orefice, grandi e stretti amici, faceano viaggio insieme. Gli colse la notte vicini ad un monastero di Religiosi cristiani, dove furono con umanità accettati. Aveano i nostri due viaggiatori le borse vote per poter proseguire il viaggio; onde il pittore ch’era valente nell’arte sua, fece offerta ai monaci di lavorare pel monastero, e poco andò che si acquistò grandissimo concetto fra gli ospiti suoi, anzi gli aveano tanta fede, che fra poco gli fece pentire dell’avergliene tanta.

Avvenne che i buoni Religiosi lasciarono una notte la sagrestia della loro chiesa aperta; ond’esso entratovi di compagnia coll’orefice, dappoich’essi ebbero fatto fardello di quanti quivi si trovavano vasellami d’oro e di argento, ambidue di là si fuggirono. Impadronitisi di così ricca preda, non ebbero più altro in mente, che di ritornarsene alla patria. Quando vi furono giunti, perchè il ladroneccio non si scoprisse, chiusero le rubate ricchezze in un cofano, patteggiando insieme che nessun di loro, senza dirlo all’altro, dovesse prendere cosa veruna.

Di là a poco tempo l’orefice si ammogliò ed ac-