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dolore che in lui vedea, non potè durare più oltre, e gli confessò Ghulnaz essere la cagione della sua infermità, la quale non potea più cessare se la sua odiata rivale non fosse di là stata allontanata.

Aladino procurò di consolare la figliuola; e l’assicurò che fra poco tempo non avrebbe più udito parlare di colei ch’era cagione de’ suoi travagli. In fatti fece chiamare il ministro a sè, e gli disse: Visir, non senza mio dispiacere vi comando che vendiate la figliuola vostra: veggo io bene, quanto ciò all’animo vostro costerà; ma trattasi della vita della figliuola mia. Attendo da quel fervore che avete sempre dimostrato per me, questo sagrificio.

Il Visir, tutto intorbidato il cuore, stette alcun tempo in bilancia fra l’amore e l’ambizione; ma finalmente rimase superiore questa seconda passione, ed affogò le voci della natura. Gli rimase però tanto di vergogna, che non potè deliberarsi di esporre la figliuola agli occhi di tutti; onde per isfuggire tale obbrorio, immaginò di farla mettere in un cofano, e fatto venire un banditore a sè, gli parlò in tal guisa:

Venderai questo cofano quarantamila aspri; ma odi i patti: colui che ne farà l’acquisto, lo prenda senza vedere che vi è dentro. Il banditore fece dei tentativi per eseguire gli ordini del Visir, ma invano: la condizione posta al contratto facea allontanare quanti comperatori si presentavano. Un portatore di acqua, uomo giovane e più degli altri coraggioso, sospettò che vi fosse arcano, e si offerse a correre il rischio; onde, presa in prestanza la somma assegnata da un negoziante suo amico, la sborsò, ed arrecò il cofano a casa.

Chi potrebbe immaginare com’ei rimase maravigliato e lieto allorchè, aperto in fretta in fretta il cofano, vi trovò una fanciulla ch’era un incantesimo a vederla? Oh bella Hurì, le diss’egli, chè certamente tu sei una delle celesti Ninfe riserbate alla consolazione degli eletti nell’altro mondo; per quale strana avventura sei tu chiusa in questo cofano? La figliuola del Visir, che non volea darsi a conoscere,