Pagina:Novelle lombarde.djvu/266

254

tichità, ma nel medioevo, quando tanto amavasi lo spettacolo, quando teatri non v’erano dove stivarsi ad aria e a luce artifiziale, molto usarono le mascherate. Se a questa parola non fosse associata un’idea affatto profana, io vorrei chiamare così quelle scene sacre, in cui rapprentavasi un mistero, vale a dire qualche fatto del Testamento Vecchio e del Nuovo, qualche vita di santo, uso non ancora dismesso del tutto; e in molte campagne della Lombardia si rappresenta ancora, nel giovedì e venerdì santo, la Passione con travestimenti che non sempre sono così serj, quanto richiederebbe l’augusta maestà di quel massimo dei misfatti e dei portenti.

Sapete pure che nel medioevo la vita civile era organata in modo che, per acquistar valore personale, allorchè tutta l’azione sociale non era concentrata ne’ Governi, bisognava unirsi. Da ciò le maestranze d’arti, le confraternite, le compagnie, tutte quelle infinite forme di privati ordinamenti; che il secolo passato in sul morire si compiacque distruggere per beffa o per stizza, e che il nostro pensa seriamente a ricomporre, sebbene in modo più conveniente, come unico rimedio allo sbriciolato egoismo.

E compagnie appunto eransi formate anche per rappresentare i misteri o le commedie nel primo lor nascere. La Confraternita della Passione, istituita a Parigi verso il 1390, per più giorni di fila rappresentava spettacolossimamente per la città gli atti della Redenzione. Già prima v’era colà la Compagnia della Basoche, formata da allievi e scrivani d’avvocati; indi altri giovani di buone case fecero la brigata detta degli Enfants sans souci.