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più un asilo d’ozj campestri, ma venne campo di quotidiane abbarruffate. E peggio ancora dopo che a Musso si fu annidato il terribile Medeghino, che contro alla sterminata potenza di Carlo V e di Francesco I seppe resistere tant’anni, e trionfare, forte nella postura dei luoghi e nella sua temerità.

Quel castello abbandonato assegnò dunque lo Stanga per abitazione all’abbandonata Isotta, che in ricco e liberale esiglio vi traesse la vita. E come la traesse bello è il tacerlo. Qual pro dal rivelare le nefandità? Dei bravi onde si era ricinto il Medeghino, e de’ gondolieri che egli aveva educati ad affrontar le procelle, s’era ella chiamati intorno alcuni, dopo che esso fu scovato dalla sua tana; e piacevasi di correre, come lui, il lago quand’era più tempestoso; come lui, far braverie e soperchiare; e forse lusingavasi di emularlo in scellerata rinomanza. Vedete là quel piano più elevato? Se mai visitate quel luogo deliziosissimo, vi mostreranno un profondo burrone, pel quale Isotta precipitava gli amanti quando sazia ne fosse. Così almeno diceva la fama, che sempre esagera il male ma che spesso l’indovina.

Or sopra questo vario corso di vita scorreva l’anima tediata di lei; riandava le sciagure e i delitti; e sentiva in cuore un rimorso, che pur avrebbe voluto dissimulare a sè stessa, ma che insistente le favellava.

Da alcun tempo pur vivamente provava essa questo corruccio; ed avvisava come, per rientrare con onore fra la società, non le rimanesse che od una penitenza austera, od un onesto amore. Ma la penitenza non s’affaceva al molle tenore di sua vita;