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in un sol libro formano una delle opere più meravigliose per armonica varietà della nostra antica letteratura; oh! ben facilmente anderà persuaso di quanto rimanga inferiore per ogni conto al Decamerone di Giovanni Boccaccio la raccolta cinese. La quale ciononostante è pur notevole e curiosa, dappoichè ci descrive i costumi di quella remota e grande nazione, sebbene in questa descrizione sia un po’ monotona a causa del fine speciale che si propone; e nel tempo stesso ci alletta con quel carattere originale e distintissimo, che ha ogni lavoro di sì fatto genere nella letteratura del popolo del celeste impero.

Dalla raccolta delle cento novelle del Lung-tu-kang-ngan già due n’erano state fatte conoscere in Europa, cioè la seconda del libro II, Il Leone di pietra, che fu stampata a Parigi tradotta da Teodoro Pavie nel 1837, e la prima del libro I, voltata in francese da Leone de Rosny, che la pubblicò nel 1864 in una elegante edizione, insieme al testo cinese, col titolo L’épouse d’outre-tombe. Nel 1867 poi io tradussi e pubblicai nella Rivista Orientale, che allora vedeva la luce in