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poco che si è fatto, la sola forza della privata amicizia abbia dovuto supplire all’indolenza de’ Governi nell’onorare la memoria degli uomini grandi!1

Stette Verri nella sua beata tranquillità fino al 1796, quando proruppe in Italia la forza preponderante delle armate Francesi, e in favor di esse una forza ancor maggiore, il lievito di un’opinione che è sempre stata la più deliziosa per gli uomini, e sempre vana. Allora sotto la licenza di un governo militare tutte le passioni si sfrenarono, e l’irritazione de’ diversi interessi introdusse la discordia tra i cittadini. Preti intolleranti, e portati naturalmente a contraddire ad ogni ordine di cose che loro non giova; nobili, che vedevano con dispiacere sfumarsi una dignità ideale, derivata dai meriti dei loro avi, e cui generalmente sentivano di non poter sostenere con meriti proprj; cittadini fanatici, che si credevan lecito di vilipendere e nobili e preti, quasi facendo loro un delitto della sorte della propria condizione

  1. Un cenno di queste stesse riflessioni si è già da me fatto nelle Notizie di Cesare Beccaria. Se in questo oggetto s’imitasse il generoso esempio del signor Wilberforce, che si è assunto di rinnovare ogni anno instancabilmente nel Parlamento d’Inghilterra la sua proposizione per la libertà dei Negri, chi sa che una volta o per persuasione o per tedio non si riuscisse nell’intento!