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rozzi sempre; e il conte Giulini, che per qualche gusto di sana critica i distingue tra gli antiquarj,

    Oriani, dice il professor Gabba (pag. 44), non tardò (cioè dopo due anni) a pubblicare nelle Effemeridi per il 1783 una nota io cui dichiarava che quel suo giudizio dovea circoscriversi ita ut nulla dematur laus, nullum meritum auctoribus aliis qui post D. D’Alembert sua quisque methodo eiusdem problematis solutionem tradiderunt; restando per tal maniera ostinato a non nominare il Frisi, e tacendo in conseguenza anche i nomi chiarissimi di Lagrange e d’Eulero, che in questa circostanza non avrebbero potuto dissociarsi. Il Frisi incollerì per questa pertinacia, e sembra con ragione; onde prese il partito di scrivere in margine alle Effemeridi pubblicate nel 1782 alcune note critiche, e queste mandò col volume all’Oriani, ch’egli avea avuto scuolare nello studio delle matematiche applicate; questo pregevole esemplare esiste presso il professore emerito Angelo Lotteri, cui l’illustre Astronomo lasciò per testamento i proprj libri e manoscritti.
    Sarebbe troppo magnifico il paragonare quelle Effemeridi postillate dal Frisi all’Elena de’ Greci, cagione di sì aspra e famosa guerra, come sarebbe troppo abbietto il porle a confronto colla Secchia rapita da que’ di Modena ai Bolognesi; ma, nel fatto, fu scintilla fomentatrice di vasto incendio letterario. Gli scritti principali pubblicati in quella controversia furono, per il partito degli Astronomi, tre loro Lettere al matematico Frisi, fatte dapprima girar manoscritte, indi stampate a Modena; tre successive loro Lettere all’Anonimo (ma a tutti noto essere il conte Pietro Verri) difensore del Frisi; ed una Lettera ad un Amico, pure anonima, uscita parimente dall’officina modenese, nella quale ho molti dati per credere che abbia assai fidato il professore panegirista dell’Oriani. E dal lato opposto apparvero una lunga Lettera ad un Amico, le Osservazioni dell’Autore della lunga Lettera sulle tre Lettere astronomiche, ed una Lettera del celebre P, Jacquier al sig. abate Frisi, in data di Roma 27 luglio 1782, che il Frisi fece stampare con una sua