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       Comechè senza gloria, pugnò con valore la nostra marineria nelle spedizioni di Filippo II contro Inghilterra e poscia contro il secondo Solimano ed il Portogallo. E quando fummo esposti alle correrie barbaresche, noi opponemmo forti e coraggiosi petti, innalzando lungo le coste molte e molte torri a’ tempi di Carlo V. I nostri tolsero Durazzo ai Turchi sotto il dominio di Filippo III: ebbero i nostri gran fama nella ricordevole spedizione contro al corsaro Biserta: eran nostre le squadre comandate dal Marchese di Torrecuso nell’anno 1644, da Giannettino Doria e dal Marchese di Villafranca: nostri i rinforzi delle galee mantenute a spese del Duca di Tursi, e nell’anno 1704 comandava egregiamente le galere nostre il Principe di Montesarchio. Ma furono sforzi questi in caso di guerra marittima, ed era uopo servirsi di schiavi e malfattori; perocchè le leggi napolitane novera van fra le pene quella del remo appunto su le galere. Purnondimeno il trionfante Borbone non trovava quasi alcun legno nella nostra marineria, chè tutti avevasoli fugati il Marchese Pallavicino, riducendoli in Sicilia e poscia in Trieste. Laonde sotto la direzione del Marchese di Peschici Antonio Turboli, per ducati 60mila compravansi sulle prime tre scafi di galee da Papa Clemente XII, e qui si costrusse la quarta che fu la capitana, cui pose il primo chiodo la stessa Maestà del Re addì 16 di luglio dell’anno 1745. Di poi con alquanti sciabecchi dalle vele latine e parecchie galeotte si accrebbe mezzanamente la squadra napolitana, in cui suonò siccome valorosissimo il capitan Peppe (Giuseppe Martinez), la cui storia, comunque confusamente conosciuta insino ad ora, è certo di un uomo oltre ogni dire arrischiato, centra i corsari in ispezialità. E tosto vi furono aggiunti tre vascelli, due cioè da 50 dall’Ordin militare di Malta acquistati, il s. Giovanni ed il s. Gioacchino, ed uno di portata maggiore, che dalla compagnia Francese delle Indie comprossi, e due fregate spagnuole eziandio da 36, s. Filippo e s. Carlo: A mano a mano frattanto andaronsi migliorando e moltiplicando le nostre navi guerresche; taiche verso il 1789 sì numeravano altri sei vascelli da 74, la Partenope, il Ruggiero, il Tancredi, il Sannita, il Guiscardo e l’Archimede: molte fregate, s. Dorotea, s. Chiara, s. Ferdinando, la Partenope, la Minerva, la Cerere, la Sibilla, la Pallade, la s. Teresa e la Sirena da 40, sei corvette denomi-