Pagina:Notizie del bello, dell'antico, e del curioso della città di Napoli.djvu/109


— 111 —

Attila re de’ Goti la prese e la tenne sotto del suo dominio

       Prima età. Di questo primo periodo assai prontamente ci espediremo. Tutti sanno che insino al decimoterzo secolo, quando cominciò a spuntar per le scienze il primissimo albòre, corsero tempi di grossa e scura barbarie: ancora noi dobbiam solo favellare della città, e la poca letteratura vi si rinviene partecipa delle condizioni letterarie di tutta Italia, e non ha quasi niente di locale o di proprio al pensiero napolitano senza che, la nostra ducea s’ha a considerare come stanco avanzo di vecchio stato, e perchè la nuova vita potesse incominciare, prima fu bisogno che Ruggiero, dischiudendo le porte di Napoli, l’accomunasse a’ nuovi ordini, e che per tutto il duodecimo secolo e buona parte del terzodecimo le si apprestasse quanto era d’uopo a’ civili progressi che dì là a poco si videro.
       È molto probabile che sotto i primi Principi Goti fosse in Napoli non poca letteratura, non tanto per i favorì grandi di quei Re e per le cure di Cassiodoro, quanto per l’antica civiltà non ancor potuta comprimere dalla sopravvenuta barbarie. Ma per le lunghe guerre co’ Greci, il cui danno fu poi accresciuto da fierissime pestilenze, e per le irruzioni de’ barbari, densissime tenebre d’ignoranza copersero le nostre contrade e però anche Napoli, massime nel nono e decimo secolo, quando e’ si può dire che la cieca forza bruta, fin allora combattuta dall’antica civiltà, pur al fine soverchiasse. Pure la nostra città, perfino al decimo secolo, serbò assai più lume di lettere che le altre principali d’Italia, non eccettuando neppur Roma; dippiù ella ebbe sempre necessarî vincoli e commerci co’ Greci, che, se non altro, valsero a mantenere quella tanta cognizion del greco ch’era rimasta fra nostri. Quando in Costantinopoli non era chi ben sapesse tradur di greco in latino o di latino in greoo, appo noi troviamo che tale scienza era molto comune, e che parecchie vite e storie di Santi furon recate dalla greca lingua nella latina.
       Con tutta questa cognizion del greco, di che non è esempio nella occidentale Europa a que’ tempi, la letteratura de’ Napolitani fu solamente latina, a giudicare dalle opere che sonoci rimase ed anche da questo, che non già il latino nel greco, ma il greco in lalino si traslatava. Quantunque Napoli stata fosse una vera