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L’Università di Torino, come in ogni tempo, fioriva allora per sommi maestri in Divinità. Ad ingegno sodo e penetrante unendo egli grande avidità di sapere, amore di verità, e profonda meditazione della sublime dottrina, a cui si era applicato, a siffatta scuola nutrito, e sotto tali maestri, nella scienza di Dio talmente in breve si addentrò, che nel periodo di quattro anni ebbe con sommo plauso la laurea dottorale il 23 di aprile 1777. I chiarissimi Professori di Sacra Scrittura, e lingue orientali, Boyer e Regis, non solo encomiarono in quest’occasione l’ingegno del giovane teologo, e la profondità negli studi, ma altresì la diligenza, la pietà, il nobile contegno, agli altri proponendolo modello, e facendo voti, che tosto fosse fra i dottori ascritto dell’amplissimo teologico consesso, onore a pochi privilegiati ingegni concesso. Così fu infatti l’11 di novembre dello stesso anno.

Giovane non solo di alto ingegno, ma di gentili e nobili maniere, venne dai condiscepoli eletto nell’anno seguente Rettore dell’Università. Solevasi allora insignire di tale dignità uno dei giovani più distinti per nobiltà e per scienza, e questi era poscia riguardato come Principe dell’Ateneo. L’elezione era libera, e dipendeva dal voto degli uguali.

Cresciuto in età più matura, vide che doveva aprirsi più ampia carriera. Secondando quindi i desiderii della madre, e dello zio Monsignor Bertone, accompagnato dall’Abate d’Allegre, recossi in Roma nella nobile Accademia Ecclesiastica.

Pio VI Braschi di Cesena regnava allora sulla Cattedra di Pietro, immortal Pontefice per grandi virtù ed immense sventure.

Nel nominato Ecclesiastico Instituto tutto egli consacrossi allo studio delle sacre discipline, onde vieppiù addentrarsene. Aveva egli in quella stagione a compagni Gravina, Litta, Caracciolo, Pacca, Testaferrata, Rivarola, Degregorio, decorati poscia tutti della porpora romana; e con molti di essi, specialmente coll’illustre Cardinale Degregorio, strinse tale amicizia, che tutta durò la vita.

Consapevole come niuna cosa vesta l’animo di onestà quanto il conversar co’ buoni, solo della presenza di questi si piacque. Nobile gara accendeva gli animi di quegli alunni a progredire