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si provvedeva a liberare la città dal flagello del lago, loda e chi ebbe la franchezza di scriverla ed il governo che gliela perdonò.

Ha stile pieno di reminiscenze e quasi generalmente fiorito, ma forse non si conformò sempre a vera e schietta eleganza. Ma i suoi libri erano dettati d’un getto sin tra il cicalío delle brigate, nè mai tocchi dalla lima. Eccedeva anche nel mostrare erudizioni, e nel non sapere staccar mai la mano da un soggetto, finchè non avesse scritto quanto una potente memoria gli dettava.

Educato alle migliori creanze, aveva discorso pieno di saporitissime vivezze: sostenne i poveri ed i perseguitati; ammirò i buoni, servì la patria, viaggiò; raccoglieva in sua casa ogni fior di letterati paesani ed avventicci; con molti ebbe carteggio, nè fra i tanti devesi tacere Ugo Foscolo, che, quantunque in tanta disparità di passioni e di natura, spesso con lui visse, e tenne corrispondenza di generosi sensi, o ne’ giorni gravidi d’avvenire, o quando, privo di tutto, fuorchè della speranza, andava fuggitivo per diversa gente.

Moriva il 17 maggio 1814.