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del fantastico in letteratura 21

siero non accogliente le idee che col peso e col suggello dei pedanti. Questa individualità meditativa, impressionabile e originale che caratterizza i suoi abitanti si manifesta da tempi immemorabili negli infiniti monumenti della sua biblioteca fantastica e al contrario delle nostre abitudini letterarie, per le quali tutto è subordinato all’aristocrazia dello spirito, in quel paese è la popolarità che consacra il successo. La Germania sotto questo aspetto gode ancora le stesse franchigie che al secolo di Gætz de Berlichingen. Essa è debitrice di ciò alla moltitudine di circoscrizioni locali e di usi speciali che le han conservato la preziosa ingenuità dei popoli primitivi, che l’han salvata dall’avidità divoratrice di questa mostruosa Medusa dell’accentramento, le cui braccia, inerti per tutto, salvo che per pigliare, non s’occupano che di soddisfare l’insaziabile fame della Gorgona; e che la manterranno sino alla fine della nostra attuale civiltà, checchè ne dicano i nostri teorici da clubs e da caffè, al primo posto delle nazioni libere. Dopo la bella storia di Faust ammirabilmente poetizzata da Goethe, che nulla aggiunse d’altronde all’idealità filosofica dell’invenzione, dopo la profonda allegoria dell’avventuriere che ha venduto la sua ombra al diavolo, e che l’ultimo rapsoda che l’ha raccolta non ha fatto che ridurre alle forme nane del romanzo, la Germania è stata fino ad ora il dominio del fantastico. Essa ha completato la storia psicologica dell’uomo, così magnificamente aperta nella Genesi coll’emblema veramente divino dell’albero della scienza e colle seduzioni del serpente. Faust è l’Adamo del Paradiso terrestre, giunto a credersi uguale a Dio; il Sogno di Jean Paul è lo scioglimento solenne di questo triste dramma, e quest’altra Apocalisse la terribile spiegazione dell’enigma della nostra vita materiale. Fuor di queste tre favole non v’ha punto verità assoluta sulla terra.

Le disgrazie sempre crescenti della novella società presagivano la sua prossima rovina tanto chiaramente quanto la tromba dell’angelo degli ultimi giorni non lo annuncerà meglio alla generazione condannata. Da questo momento il fantastico fece irruzione su tutte le vie che conducono la sensazione all’intelligenza; ed ecco come a malgrado di Aristotile, di Quintiliano, di Boileau, di La Harpe e non so chi altro è entrato nel dramma, nell’elegia, nel romanzo, nella pittura, in tutti gli esercizi dello spirito, come in tutte le passioni dell’anima. E allora fu un grido di collera aspra ed ignorante contro l’invasione inopinata che minacciava le belle forme classiche; e non si comprese che v’era ancora una forma più larga, più universale, più irriprovevole che stava per finire; che questa forma era quella d’una civiltà logora, di cui il