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La cultura tedesca di questo secolo desta diffidenza; nella musica manca quell’elemento di Goethe, pieno, liberatore, avvincente.


9.


Schopenhauer — quale risonanza. (Condizioni prima della rivoluzione) — compassione, sensualità, arte, debolezza della volontà, cattolicismo delle cupidigie spirituali, questo è, in fondo, puro secolo 18°. Il malinteso fondamentale di Schopenhauer, della volontà (come se l’appetito, l’istinto, l’impulso sieno la parte più essenziale della volontà) è tipico. Abbassamento della valutazione della volontà fino al misconoscimento — sopratutto odio contro il volere — tentativo di vedere nel «non - più - volere», nell’essere oggetto senza scopo e meta (nel «puro soggetto senza volontà») qualcosa di più alto, anzi ciò che è alto, ciò che ha valore. Grande simbolo della stanchezza o della debolezza della volontà, poichè questa è veramente quella che domina gli appetiti, determina la loro via e la loro misura.


10.


Henrik Ibsen mi è diventato molto comprensibile. Con tutto il suo robusto idealismo e la sua «volontà di verità» ha osato liberarsi dall’illusionismo morale, il quale parla di «libertà» e non vuol riconoscere ciò che è libertà»: il secondo gradino nella metamorfosi della «volontà di potenza» per quelli a cui essa manca. Nel primo gradino si richiede giustizia da parte di quelli che hanno il potere. — Giunti al secondo gradino si dice «libertà», cioè si vuole liberarsi da quelli che hanno il potere. — Nel terzo gradino si dice «uguali diritti, cioè si vuole, finchè non si sia raggiunto il predominio, impedire ai competitori di crescere in potenza.


11.


Critica dell’uomo moderno — «l’uomo buono» guastato e sviato soltanto dalle cattive istituzioni (tiranni e preti); — la ragione considerata quale autorità; — la storia quale superamento di errori; — il futuro come progresso; — lo stato cristiano (il Dio degli eserciti); — i rapporti dei sensi secondo il concetto cristiano, cioè il matrimonio; — il regno della giustizia (il culto dell’umanità); — la libertà».