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la sventura del ripudio accasciata, ne meneresti anche ora vanto. Perchè mi vi ribellai, mi rialzai, mi trovi ancora bella ed altera, la cupidine ti riassale. Sdegnavi di avermi se l’ombra solo di un sospetto mi offuscava: oggi, per riavermi, ti acconceresti con la memoria di dieci amori! Tanta bontà dopo tanto rigore!? Il tuo rigore fu troppo piccolo... la tua bontà vien troppo tardi!

Protomaco.

(guarda Nicarete in atto supplichevole, affascinato, soggiogato interamente dal lampo d’ira de’ suoi sguardi, dal volto acceso e nella collera bellissimo)

Neera!!...

Nicarete.

(trionfante d’ira e di bellezza)

Ah, tu mi guardi ora? N’è vero che i miei occhi dan lampi e che ti sembro bella nell’ira? N’è vero che anche colpevole vale la pena di amarmi? e che anche Venere ha tradito il suo sposo, eppure tiene seggio fra i Celesti?... Ma guardami!... ma guardami!... (lo fissa con isguardi ardenti. Sotto il fascino, Protomaco cade alle sue ginocchia)

Protomaco.

Neera!...

Nicarete.

(c. s.)

Hai tu soltanto gli occhi? ti par colpa sì orribile se così bella piacqui a Nicarco?