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po' rimanette come rincitrullito a quel miracolo; ma doppo, fattosi coraggio si mettiede dientro col su' servitore e cominciorno a salire su per le scale, e abbeneché il palazzo apparissi tutto pieno di lumi, di genti nun ne trovorno di niussuna qualità: c'era il deserto. In nella prima sala ci veddano una bella mensa apparecchiata da signori, e sopra ci steva posato anco un gran mazzo di chiavi; in un canto della medesima sala il foco bruciava allegro dientro al camminetto. I du' forastieri guardorno ben bene ugni cosa, fecian del chiasso con l'idea che qualcuno in nel sentire vienissi a domandare chi gli erano e a salutargli: fu però tutto inutile; sicché loro affamati a quel modo si siedettano a tavola e lì mangia pure con un appetito da lupi: e quando una pietanza era finita, subbito delle mane invisibili ne portavano un'altra sempre più bona e gustosa. Guà, il Re lo capì che quel palazzo doveva essere un palazzo incantato; e a dire il vero, ci rimaneva con della temenza, nun cognoscendo se il padrone fuss'un Genio di garbo, oppuramente un Genio maligno. In ugni mo' quel Re del coraggio n'aveva dimolto; lui n'aveva da vendere, sicché, doppo che ebbano empiuto il corpo, disse il Re al su' servitore: - Piglia un lume che s'ha da rinfrucolare il palazzo. Di certo, questo mazzo di chiavi serve per aprire i quartieri. Gnamo, e niente paura. Si rizzano e vanno a girare dappertutto; ma dappertutto trovorno il medesimo deserto; ugni cosa solingola; nun sapevano propio quel che si pensare in nel vedere quelle stanze accomodate alla ricca, con mobiglie e tappeti di gran lusso, e l'oro e te pietre preziose luccicavano a monti. 'Gli eran quasimente scoraggiti di scoprire i padroni in qualche cantuccio, sicché si voltorno addietro per ritornare nella sala; quando al Re gli parse di vedere una porticina mezzo niscosta, e andato in verso quella il servitore col lume, il Re ci provò diverse chiavi nella toppa, e finalmente con una gli rinuscì aprirla. Questa porticina deva entrata a un seguito di dimolte stanze, anco quelle messe alla splendida, e in fondo c'era un salone smenso; ma rimaseno di sasso il Re e il servitore, e impauriti a bono, perché lì in que' mezzi ci veddano ritto un catafalco con de' ceri accesi all'intorno e sopra sdraiata una donna morta. Quando lo stupore gli fu passato, il Re s'accostò al catafalco e [51]