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485] del mare, e trovata una nave che partiva per la Grecia, ci montò su e doppo pochi giorni se n'andava a gironi per il deserto della Grecia insenza scontrarsi mai né con bestie, né con cristiani. Alla fine capitò a una grotta dientro uno sprofondo, e ci abitava un romito, che da 12 anni nun aveva più visto anima viva, occupato in preghiere, digiuni e penitenzie, concredendo a quel mo' di guadagnarsi facile il paradiso. Dice il romito a male brighe vedde il giovanotto: - Che cerchi 'n queste parti 'gnote? Arrispose il giovanotto: - Cerco un po' di riposo e qualcosa da mangiare, e bramo trovare uno che mi battezzi. - Come! - scramò il romito: - Accosì grande e nun sie' anco battezzato? A farla corta, il figliolo dell'Imperatore arraccontò tutta la su' vita al romito, che lo stiede a sentire con gran premuria; ma da ultimo gli disse: - Caro mio, se nun è stato capace 'l Papa a battezzarti, 'gli è impossibile che ti battezzi io. Ma fa' a mi' modo. Per istasera rimani qui, e domani co' una mi' lettera ti mando 'n vetta a un monte lontano, addove da 42 anni ci abita un altro romito di me più sapiente. È mi' fratello maggiore: lui, forse, t'insegnerà meglio di me quel che ti convienga di fare per la salute della tu' anima. Dunque la mattina doppo il figliolo dell'Imperatore si rimettiede 'n viaggio, e nun fo insenza dimolto ammattimento e dimolta fatica, che gli rinuscì ripire per la costa d'un monte pieno di macigni e di pruni, che nemmanco le capre ci si sarebbano abbriccate con le su' quattro zampe, e lassù in una capannuccia di fogliame lui ci trovò un romito vecchio co' una barba bianca come la nieve e lunga quasimente da toccargli le ginocchia. Il romito, quando apparse 'l figliolo dell'Imperatore, si riscotette tra la temenza e la maraviglia, e scramò: - Chi sie' te, e che ci vieni a fare su per questa vetta? Son 42 anni che ci sto io, e nun è ma' successo che ci vedessi arrivare qualche cristiano. Che vo' tu? Dice il giovanotto: - I' viengo da parte del vostro fratello con questa lettera che qui, e quando vo' l'arete passata, i' nun ho più bisogno di farvi delle spiegazioni. Il romito pigliò la lettera, ma finito che lui ebbe di leggerla s'arrivolse al figliolo dell'Imperatore e gli disse: - Me ne sa male delle tu' disgrazie! I' nun son però capace di [486] rimediarle.