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NOVELLA XXVI


  • La Novella del Sonno

(Raccontata da Pietro di Canestrino operante)


In nella provincia di Genova ci si trovava una vedova che aveva tre figlioli, e loro si chiamavano accosì, Francesco, Tonino e Angiolino, e Angiolino sempre voleva dormire, quasimente no che le notti, ma tutto 'l giorno. Quegli altri du' fratelli principiorno a rimbrontolare la madre, e gli dissano: - Madre, noi nun si pole più andare avanti con questo nostro fratello, che pare impastato di sonno. Dunque pensate voi a quel che si pole fare, perché no' siemo dimolto isdegnati contro di lui. La madre, che è tenera pe' su figlioli gli arrispose a questo ragionamento: - Cari i mi' figlioli, i' nun lo posso discacciare Angiolino, perché anco lui i' l'ho partorito come voi dua. Proviamo a dargli moglie, ché allora lui si sveglierà. I' fratelli l'accordorno, sicché Angiolino pigliò donna; ma arrivo alla mattina quando 'gli era tempo di levarsi e la moglie voleva saltar giù dal letto, lui gli disse: - Cosa fai? Risponde la Carolina: - I' mi vo' levare, perché i tu' fratelli nun abbino a lamentarsi. - No, - bocia Angiolino: - infintanto ch'i' resto a letto, te nun t'ha a movere di qui. I fratelli stevano aspettando che gli sposi scendessino, ma l'aspettare pur troppo fu assai, che que' dua nun apparirno 'n sala insino all'ora de' tafani. Allora poi i fratelli incattiviti a bono dissano alla madre: - Per l'addietro lui era solo e ora son dua i poltroni. Sapete un po' quel che gli è? No' ci si vole partire. Ognuno il suo e loro vadiano addove gli pare. E feciano [234]