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Il giorno doppo dunque tutti gli erano radunati in nella sala del trono, e a un comando della Regina, decco che passa Bell'-e-fatta in mezzo a dodici damigelle di Corte, vestite alla reale. Lei fa un inchino al Re e poi va via col séguito. Dice il Re fra di sé medesimo: - Eppure, s'i' non fussi sicuro di aver lasciata Bell'-e-fatta al mi' palazzo, dire' quasi che 'gli è lei. È vero però che la figliola della Regina nun ce l'ha il neo in sulla mana. Ora bisogna sapere che la Regina gli aveva fatto mettere a Bell'-e-fatta de' guanti carnicini, che erano del colore della su' pelle, e il neo per questo nun gli si vedeva. Quand'ebbano fissato ugni cosa e che lo sposalizio si farebbe tra un mese, il Re ritornò al su' logo; ma di già v'era arriva Bell'-e-fatta, e il vecchio Ambasciatore l'aveva rimessa in nelle propie mane della matrona. Dunque il Re scese a trovarla e gli disse: - Sai? Il matrimonio è bell'e concluso, e tra un mese vo a pigliar la sposa. Tu vedessi, come la ti somiglia! Preparati a star meglio, ché tu sara' la prima cammeriera della Regina. Povera Bell'-e-fatta! Che Strolaghi? Te lo dicevo io:

La coperta tu desti, E per isposo il Re tu nun avesti.

Risponde Bell'-e-fatta: - I' ci ho piacere che sia contento, Maestà; e anco io starò meglio. Ma per gli Strolaghi poi gli dico:

Che se piace a Dio, Il Re sarà un bel dì lo sposo mio.

Scrama il Re: - Senti, Bell'-e-fatta, tu sie' proprio ammattita a parlare accosì, quando tu sai che la sposa i' l'ho già pattovita. Passò il mese e l'Ambasciatore torna dal Re a invitarlo per lo sposalizio, sicché il Re col su' treno parte per andarsene nel Portogallo: infrattanto l'Ambasciatore, con altri cento scudi di regalo e le solite promesse, doppo dimolti contrasti s'era fatto dare Bell'-e-fatta dalla matrona guardiana, e per mare l'aveva al solito menata alla Regina del Portogallo 'nnanzi che ci arrivass'il Re. La Regina dice allora a Bell'-e-fatta: [