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Luigi Majno 87


altri dotti. La sua casa, il suo studio, il suo solaio eran divenuti un emporio di libri. Ogni sera tornava con le tasche e le mani traboccanti di volumi, e con un mazzolino di fiori per farseli perdonare. L’edizione rara, l’esemplare unico: ebbrezze.

Tale orgiastica avidità di sapere si sarebbe potuta interpretar come uno splendido egoismo. Nulla di più falso. La dottrina bevuta a tutte le sorgenti si sprigionava poi, purificata, dal cervello «Majno» per il cervello di tutti. Chi, avendolo conosciuto e frequentato, può negare di avere imparato qualcosa da lui?... Anche ogni cosa morta diventava viva e feconda sulle labbra di quel socratico.

L’arguzia del Majno mordeva e segava; e pure quell’uomo non odiò