Pagina:Negri - Le solitarie,1917.djvu/81


anima bianca 75


sua innocente semplicità, avrebbe voluto accogliere, fra immense carezzevoli braccia, quei ragazzi e quelle bambine che, per lei, erano senza maestra. Ah, ne avrebbe trovato, dell’amore, anche per loro!... Si sentiva il cuore inesauribile, fresco d’uno zampillo perenne. Amore, sì. A tal parola non sapeva dare altro significato: lei, che aveva riso sulla faccia al fittabile del Castelletto, il quale l’avrebbe tolta dalla scuola per sposarsela in letizia: lei, che non entrava mai senza un brivido nella casa di Vanni Conti, il suo piccolo prediletto, pel terrore d’incontrarvi lo sguardo e la bocca del fratello maggiore, Mariano. Sguardo e bocca che le si appiccicavano addosso, avidi e beffardi, succhiandole sangue e pensiero, ferendola sin nelle viscere.

Mariano Conti teneva volentieri le mani in tasca. Forse vi nascondeva un coltello, per tirarlo fuori, di sorpresa, quando meno uno se l’aspettava.

E dava, invero, la sensazione di una lama di coltello, nel corpo allampanato, nel volto triangolare, nelle pupille taglienti. Scarno, ma di forza erculea: ribelle ad ogni arte, ma intelligente: di quell’intelligenza cavillosa, tor-