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il denaro 275


sorrisi distratti di Nanna e Ninna la schiaffeggiavano in pieno viso. Lasciò il vassoio su un angolo della tavola, volse le spalle e, con occhi feroci, fuggì, selvaggiamente.


— Mamma!... mamma!... Non voglio esser povera!... Non voglio servire!...

— Taci, cuore mio, taci.

E la povera mamma, che l’aveva messa a letto smaniosa, scottante di febbre, scossa da singulti nervosi, l’accarezzava pian piano, magnetizzandola con quel dolce ed uguale strisciar della mano sulla fronte, col quale tutte le madri sanno blandire i loro figli malati. E non aveva altro mezzo per calmare il terribile dolore, per rispondere alle terribili parole.

— Taci, cuore mio, taci.

Tacque infatti, si chetò; ma a notte alta. Gli occhi più larghi del viso cercavano, cercavano, ansiosi, nell’ombra, il motto dell’enigma. Finalmente la voce, raddolcita e quasi umile, pregò:

— Mamma, raccontami ancora la storia del fiume. Sai, quando da sola sono passata fra sbarra e sbarra, sul ponte....