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268 il denaro


della donna, che non era sempre stata povera, aveva veduto tempi migliori, amava i libri e la campagna, e solo doveva al suo amor della vita e alla sua inesauribile energia nervosa la possibilità di resistere a dieci ore di giornaliera fatica al telaio, in piedi da mattina a sera.

— Già — fece la piccola — già: i ricchi. — Ma parve più vecchia della madre, nella ruga verticale che le tagliava la fronte.

Anna si mise a cantare. Nessuna preoccupazione, nessun rimpianto potevano a lungo durare nella sua forte e mutevole natura. Ella aveva, come gli uccelli, l’istinto del canto e dell’oblio: le bastava la vista d’una striscia di sole sul muro di fronte, perchè la canzone le uscisse di bocca da sè; e la sua voce era poco intonata ma agile, una vocetta asprigna, di vent’anni.

Veronetta era diversa. Musiche gravi e soavi nascevano, si svolgevano in onde sommesse dentro di lei; ma, se schiudeva la bocca per esprimerle, la voce suonava rauca, si rompeva, si rifiutava. Allora ella se ne stava lunghe ore raccolta, nel silenzio delle due stanzette imbiancale a calce e quasi nude di